27/02/2017
La quarta rassegna organizzata dal Museo Poldi Pezzoli è dedicata alle creazioni di James Rivière, personaggio poliedrico i cui oggetti, che spaziano dalla gioielleria, al design, alla moda, sono esposti nelle collezioni di tutto il mondo. Un incontro quasi onirico che tratta di gioielli dagli evidenti riferimenti culturali, declinati attraverso svariati materiali, come il rame, il titanio o le pietre dure.
[Avviso al lettore: si è voluto appuntare la quasi totalità dell'incontro, per garantire una visione il più possibile completa dell'evento [tempo di lettura: 7 minuti].
Introduzione Direttrice Annalisa Zanni - Direttrice del Museo Poldi Pezzoli:
Questo incontro e' un'opportunità molto speciale di confrontarsi con l'artista, che non si può definire solo orafo. James Rivière e' un artista a tutto tondo che continua ad applicarsi in tanti aspetti del design: c'è in corso una sua mostra in via Solferino a Milano che interviene sul suo mondo del disegno e dell'incisione. I suoi gioielli sono presenti in tante collezioni nel mondo, anche a Parigi al Musée des Arts Décoratifs. La parola giusta per definire questo personaggio e' "irrequietezza". Irrequietezza di trovare sempre nuove strade, anche attraverso i colori che dialogano sulla tecnica. Utilizza spesso i materiali non preziosi, come il titanio, che diventa acquerello, diventa "altro".
Nella monografia di Bruno Munari del '78 si definisce il gioiello come "un oggetto che ha un valore, ma non sempre un prezzo, ha un valore anche culturale, dipende dal livello culturale di chi lo ha progettato, il gioiello si riferisce anche all'arte che viene declinata nei vari stili. Un gioiello giusto emana un suo messaggio culturale tra persone della stessa tribù". Molto importante quindi, e da sottolineare, il messaggio tribale e culturale del gioiello, che trova il suo pieno sviluppo nelle creazioni di James Rivière
James Rivière:
I gioielli non nascono da soli. Cosa fa di solito chi vuole inventare qualcosa? Crea desideri. Un progetto senza desideri non va bene. Se l'artista ha desideri troverà sicuramente un sistema per dargli forma. L'importante è avere ottime conoscenze tecniche. James Rivière ama creare sempre da solo, il primo oggetto è sempre creato da solo. L'importante è avere un obiettivo, e il suo e' di volere un mondo migliore.
Si è costruito un proprio zoo personale, ama gli elefanti e li ripropone nei suoi gioielli. Nel mondo degli elefanti infatti ci sono davvero figli, non come in quello degli uomini. Il gioiello prima di Rivière era qualcosa di aulico, da commemorazione, mentre lui ha cercato di creare un gioiello quotidiano.
La città, da sempre, può essere più bella di come è, si può migliorare, ad esempio, introducendo il colore. Il rame, che è tra le materie più colorate che la natura ci dona. James Rivière ha cercato quindi di mediare tra creatività e accessibilità. Immagina pezzetti visti dall'alto, che il cliente può ricomporre. Il metallo prezioso si mette al servizio di materiali non preziosi, ma cromaticamente importanti.
Amore per la leggerezza, che lo porta ad introdurre il titanio nei gioielli. E' il primo a farlo.
[Nell'immagine: Ciondolo in titanio, Victoria and Albert Museum]
Con il titanio si può fare molto, e' leggero ma è più resistente dell'acciaio. I colori non si rovinano, la sua ruggine e' ancora più resistente. Se ci avviciniamo con la lente di ingrandimento in realtà questi colori non esistono, solo il nostro occhio le percepisce.
La prima collezione di gioielli l'ha dedicata a Gauguin, poi a Luca della Robbia.
Collana in mostra, un trio. Lo ha ispirato Cartesio, e' il primo filosofo che semplifica la realtà, sosteneva che il mondo è creato da tre forme semplici, quadrato, tondo e triangolo. Anche la chiusura è un trio, il cerchio nasconde la chiusura. Si nota in James Rivière la frequentazione e collaborazione con i grandi Maestri, adora infatti dialogare e scoprire. La curiosità sociale lo porta a fare una mostra con Bruno Munari e Luigi Veronesi. Ha creato dei gioielli con tre forme e tre materiali. Giocavano a ruota libera tutti insieme, nel 1987.
Ha sempre alternato a strumenti tecnici, righe, squadre, poi ha usato la mano libera. Non si è mai voluto affrancare dalla libertà di creatività. Usava quindi le nuvole reali per processare la creazione di materiali.
Crea una sorta di alfabeto, partendo da blocchi tutti uguali, ognuno risolto in modo diverso per sottrazione, come se dovesse creare un alfabeto scultoreo per una popolazione sconosciuta. Uno di questo si trova a Parigi al Musée des Arts Décoratifs.
In realtà il gioiello di James Rivière, anche se a primo acchito potrebbe sembrare, non è mai completamente astratto, c'è sempre un ragionamento legato alle persone. Per esempio alcune forme ricordano le persone.
James Rivière ha creato forme anche immaginando che fossero destinate a principesse, come la principessa di Atlantide, un gioiello che vuole rappresentare il suo regno. Contrapposizioni di forme non armoniche tra loro, che hanno come obiettivo l'equilibrio.
Gli anelli sono sempre simboli di affetto, quando vediamo due isole, raramente pensiamo che siano collegate. Perché gli anelli quindi possono per forza essere interi? Possiamo spezzarli, ciò che terrà insieme i due simboli non si vede, esattamente come le isole sotto l'acqua. Questo succede quando c'è l'affetto, che tiene insieme i sentimenti. L'artista adora i gioielli che stanno in piedi, quindi dona loro sempre la possibilità di stare in piedi, per avere una dignità.
Che però sta in piedi e soprattutto può essere girato per avere un lato urban.
Concorso parigino, che aveva la condizione obbligatoria di avere un oggetto archeologico all'interno del gioiello. Ci deve essere un grande rispetto, l'oggetto non deve subire danno quindi se viene incastonato all'interno del gioiello, deve avere la caratterizzazione che possa sempre tornare indietro per poter essere tolto dal gioiello e quindi rimesso nella teca del museo.
Oggetto che deve avere un significato, nulla è lasciato al caso. Nella parte alta è lavorato come stile Ottocentesco. Tutto il resto del gioiello è stato immaginato come un cerchio, che si spacca, crea uno spazio, per ospitare e proteggere un simbolo. Semicerchi che creano ali, da cui si intravedono le iridescenze della natura, le ali delle farfalle, i colori dell'arcobaleno. Al centro ci sono gli individui e, dato che nel mondo c'è il libero arbitrio, le perle possono muoversi, ognuna delle perle può muoversi, come si muove la volontà dell'uomo. Poi ci sono i simboli dell'equatore, gli zaffiri, gli smeraldi, a sud arriva la luce e si rinnova la magia della nascita, e quindi c'è il diamante. Al centro del centro c'è il rubino che è passione e destino.