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[Incontri di approfondimento] Museo Poldi Pezzoli - "Buccellati: arte orafa milanese tra presente e passato"

13/02/2017

Continuano gli incontri di approfondimento al Museo Poldi Pezzoli di Milano sulla grande arte della gioielleria. Questo secondo appuntamento ha come protagonista la famiglia Buccellati, maestri gioielleri del Novecento che hanno rivoluzionato il mondo dell'oreficeria conquistandosi un ruolo d'onore nella riscoperta dell'arte rinascimentale del gioiello. Come diceva Gianmaria Buccellati "un rigore di un Rinascimento che vorrei perenne nell'arte....".

Avviso al lettore: si è voluto appuntare la quasi totalità dell'incontro, per garantire una visione il più possibile completa dell'evento [tempo di lettura: 15 minuti].

Introduzione dottoressa Annalisa Zanni, direttrice del Museo Poldi Pezzoli:

La dottoressa Annalisa Zanni ringrazia Gianmaria Buccellati, un uomo di altri tempi per i valori comunicati e per il suo modo di avvicinarsi al pubblico. Gianmaria Buccellati ha riallestito la Sala degli Ori del Museo Poldi Pezzoli nel 2006, con l'obiettivo di rendere l'esposizione più visibile e anche per migliorare la conservazione degli oggetti. Egli s'innamorò della collezione del Museo degli Argenti a Firenze, e successivamente creò oggetti unici che sono poi andati a creare il lascito Buccellati. Il capostipite Mario e poi il figlio Gianmaria, furono i creatori della decorazione a tulle e a nido d'ape divenute famose in tutto il mondo. Gianmaria Buccellati, ebbe un rapporto unico con le pietre dure, irripetibile, come hanno dimostrato le due mostre al Museo degli Argenti e poi a Venaria Reale. Degno di nota fu il rapporto con D'Annunzio di Mario Buccellati, di cui furono pubblicate anche le lettere di grande stima da parte del poeta all'artista orafo: "Caro Mario quel tuo braccialetto traforato ha suscitato un entusiasmo quasi lacrimoso..". Nelle lettere si nota grande apprezzamento da parte del letterato ma anche grande ironia, dato che non sempre saldava il conto con puntualità!

La dottoressa Zanni sottolinea con grande stima che l'opera della Fondazione Buccellati non è solamente di valorizzare e tutelare le opere d'arte, ma ha un occhio di riguardo anche per i giovani, creando borse di studio che hanno il fine di formare giovani artisti all'arte dell'oreficeria, per promuovere lo stile italiano e dunque lo stile Buccellati nel mondo. Infine, viene introdotta Paola Venturelli, che studia l'oreficeria lombarda, antica e non, frequentando da sempre gli archivi per recuperare il vero storico. La dottoressa si occupa infatti non solo di oreficeria lombarda ma anche internazionale, occupandosi anche della sezione ICONE del Museo del Gioiello a Vicenza.

"Buccellati: arte orafa milanese tra presente e passato" - Relatrice: Paola Venturelli

La famiglia Buccellati fu rappresentata soprattutto da Mario e Gianmaria. Il capostipite, Mario, ebbe cinque figli, ma solo Gianmaria dimostrò un vero interesse di continuatore dell'arte orafa del padre. 

Era il 1919 quando Mario, 28 anni, apre a Milano, in via Santa Margherita, la sua gioielleria. Aveva iniziato un apprendistato dalla ditta Beltrami e Besnati da cui rileva il negozio. E' un periodo in cui l'economia mondiale si trova in grande crisi a causa della fine della guerra, ma Mario è una personalità poliedrica, quindi con grande spirito imprenditoriale fa decollare la sua attività, prima a Milano, e successivamente apre a Roma nel 1925, e a Firenze nel 1929. Nello stesso anno nasce il quarto figlio, Gianmaria. 

 

Tiara del 1929 - in mostra. Incredibile per il tipo di lavorazione della materia orafa a tulle. Nell'oggetto vengono realizzate delle maglie regolari sulla quale si adagiano i diamanti, che ricreano non solo l'effetto di trasparenza del tulle ma anche la dinamicità.

 

Bracciale - in "stile '900", chiamato dai milanesi per l'effetto spesso della materia, ma che traduce con grande leggerezza, creando placche snodabili che si sovrappongono e si avvolgono al bracciale. Il bracciale è formato da 39 placchette che creano un movimento morbido sul polso. Buccellati ha una grande abilità tecnica nell'ottenere dei prodotti che hanno la flessibilità e la morbidezza del tulle, avvolgendosi sul braccio come pizzi o merletti. 

"Mastro Paragon Coppella" ovvero il rapporto con D'Annunzio

Il poeta fece realizzare moltissimi gioielli per le sue svariate presenze femminili. Oltre ai gioielli, Buccellati creò per D'Annunzio una serie di oggetti molto particolari, come un gruppo di tre portasigarette. Oltre alle incisioni, Buccellati si dedicò anche ad un'altra tipologia: la riproduzione di figure direttamente sull'argento o sull'oro, come francobolli commissionati a De Carolis per la presa di Fiume, oppure l'immagine dell'Ex Libris di Sartorio.

Un altro esempio di questo lungo rapporto di committenza si ha al Vittoriale di Roma, dove vengono esposti gli oggetti che furono realizzati da Buccellati per D'Annunzio per la sua villa al Lago di Garda. Il rapporto tra i due fu quasi mitologico, come dimostra il soprannome che D'Annunzio diede a Mario Buccellati: lo chiamava infatti "Mastro Paragon Coppella", riferendosi alla piccola coppa che in gioielleria serve per raffinare l'oro e l'argento. 

DAL PADRE AL FIGLIO

Gianmaria Buccellati inizia presto la sua carriera professionale, abbandona gli studi e continua l'attività paterna. Realizza un lungo percorso di apprendistato, dai 5 ai 10 anni per padroneggiare le tecniche orafe. Rimane fino al 1965 affianco del padre. 

Bracciale - Gianmaria rinnova la tecnica del padre, sfruttando appieno la raffinatezza del contrasto cromatico, che non è mai forte. L'obiettivo è di superare l'irregolarità della maglia del tulle, così, ripetendo il modulo del quadrato, di conquistarla attraverso l'imposizione della linea geometrica. Il risultato è un gioiello che si arrotola su se stesso. Non c'è mai un vero e proprio retro, nel bracciale infatti vi è la presenza di minuscoli anellini e agganci, concatenando tra loro tutte le parti di esso per fargli seguire i movimenti del braccio.

CREAZIONE E REALIZZAZIONE

Gianmaria, prima di creare l'oggetto impostava sempre le sue composizioni attraverso il disegno, che per lui è molto importante poiché costituisce la modalità di traduzione della sua irrompente fantasia. Girava con un bloc-notes a quadretti e una matita. Il colore, all'interno dei suoi disegni è sempre assente. Il disegno ha infatti un ruolo fondamentale poichè consente di delineare in tutte le sue parti l'opera finale, Buccellati infatti inseriva anche spiegazioni molto precise, per una migliore traduzione dei dettagli in concreto. 

I tempi di realizzazione erano molto lunghi, il disegno viene trasferito sulla lastra d'oro di metallo, viene poi ottenuta, maglia per maglia, la lastra bucata; successivamente si passa a regolarizzare la maglia per ottenere una griglia e renderla omogenea, si passa poi alla scelta delle pietre, si incassano tutte, e si termina infine con il bagno dell'oro con sostanze chimiche. 

I PIZZI

Buccellati ebbe sempre la volontà di ritrarre l'estetica del pizzo, realizzato sia a fuselli con trame geometriche ma anche un pizzo ad ago, con una resa più pesante e corposa rispetto al pizzo di tulle. La volontà di Buccellati era infatti di riprendere gli stilemi dei pizzi del Cinque-Seicento, come l'affascinante colletto di Eleonora Gonzaga nel ritratto di Frans Pourbus il Giovane a Palazzo Pitti, d'inizio XVII secolo. L'effetto dei gioielli realizzati da Buccellati è infatti quello di un pizzo leggerissimo, che abbellisce e accompagna, potenziando la bellezza e il volto della donna, come gli scolli in pizzo, come se volessero santificare il volto, attraverso cui il viso della donna si isola, venendo enfatizzato.

Collana a bavaglio, pizzo Venezia - Si adagia in maniera naturale seguendo le forme naturali della donna. Creata attraverso quasi mille diamanti, con una maglia tipo pizzo, collegata attraverso fili d'oro che si attorcigliano, come se fosse la maglia del fusello che si chiude. Leggerissimo.

Collana - si adagia, morbido, tessuto, portando avanti l'indicazione del padre, vuole emulare tessuti cangianti, come la seta. Gemme sfaccettate inserite a giorno all'interno delle maglie a pizzo ottenute con il gioco dei diamanti. Riferimento alle telette d'oro, tessuto serico, con tagli decorativi. 

Bracciale a fascia - anni '60 - creata da Gianmaria attraverso il gioco del bulino che ripercorre tutta la superficie del bracciale, a ricreare le trame del tessuto. Inserisce dettagli preziosi ottenuti con l'oro bianco e i diamanti. 

Borsetta - Gianmaria Buccellati - la sagoma morbida della consistenza delle borse del padre, Mario Buccellati, ma arricchite da una trama dall'effetto tessuto, accentuato dall'arazzetto Luigi XIV affiancato da animali marini che riproduce sulla borsetta. Con tracolla in argento. 

LE SPILLE

Gianmaria trae ispirazione dei materiali orafi stessi, dalle pietre. Si forma infatti sulla grande tradizione orafa milanese come i Miseroni, intagliatori milanesi che lavorano tra '500 e '600 le pietre dure, a partire dalla pietra stessa. Sono molto note infatti le creazioni dei Miseroni per Rodolfo II di Praga, come il grande blocco di smeraldo che trasformarono in un calamaio. La grossa pietra fu scavata per ricavarne il coperchio e il piede per l'appoggio. 

 

Spilla di perle - perla perfettamente sferica, tipologia rara del mare del Vietnam. Sagoma di una donna in attesa. Accolta da abito drappeggiato realizzato con vari tipo di oro e cascate di diamante e una perla barocca. Con i brillanti che creano la capigliatura della donna. 

Fenice - perla molto grande (130 carati) che nasce dall'aggregazione di 17 piccole perle. La cresta dell'uccello è realizzata in oro verde, punteggiata da smeraldi, rubini. Le ceneri sono create da un'altra perla barocca di sagoma irregolare. Nei disegni di questo oggetto l'artista si raccomandava di ottenere l'effetto di bassorilievo. 

Spilla drago - grande pietra messicana, opale che funge da corpo del drago. Testa ottenuta con la fusione a c'era persa, ripresa a bulino per creare gli effetti del piumaggio.

Colibrì creato da tormaline di vario colore, con becco d'oro che va ad inserirsi nel cuore del fiore, petali creati da perle oblunghe. Stelo creato con foglie d'oro. La base sono sassolini di perle irregolari. Buccellati partiva dal minerale che sollecitava la sua creazione, per creare oggetti ornamentali la cui estetica imitava, e superava, la natura.

LE COPPE - OGGETTI D'ARREDO

Buccellati s'ispirò alla grande tradizione milanese per creare oggetti d'arredo, partendo semplicemente da una pietra. Dal 1968 in poi, casualmente, visita il Museo degli Argenti a Firenze, dove ha l'occasione di soffermarsi sulla collezione di vasi in pietre dure: sono infatti i Milanesi chiamati a Firenze da Francesco I per realizzare il laboratorio delle pietre dure. Si tratta di una nuova forma d'arte con cui Buccellati si misura, alla ricerca di un oggetto dalla bellezza assoluta. Oggetti che non hanno necessariamente un modo d'uso ma hanno valore per se stessi. Dopo l'incontro con i Milanesi, inizia dunque a studiare su materiali nuovi. 

 

Coppa del Piacere - '78 - Sperimenta la tipologia della coppa, iniziando dal punto di vista grafico. In questo oggetto vi è l'applicazione di tutta la sua capacità di gioielliere. Lavora a partire da oggetti in pietre dure che trova. Parte dalla pietra dura per ricostruire il piede irregolare del cristallo di rocca, utilizzando la lavorazione a tulle, con pietre che giocano sui colori del rosso e del verde. 

Coppa della Regina - che presenta per la mostra del Cremlino del 2008. Il bordo imita quasi una corona. La coppa presenta quattro prese che agganciano la parte superiore della coppa per creare il sostegno. Con frammenti di pietre creava oggetti, attraverso fasciature che legavano l'oggetto. 

Coppa (lavorata in 24 anni - dal '76 al 2000) che presentava un bordo festonato a intervalli irregolari. Lo arricchisce con castoni di madreperle e, anche se in principio la pietra dura era compleatemente irregolare, l'oggetto finito raggiunge una totale simmetria e regolarità delle forme.

Una parabola infinita di oggetti d'arte, come anche la meravigliosa Coppa in Diaspro Rosso punteggiato, dove un cigno realizzato a fusione, bulino e budello, avvolge totalmente l'oggetto. Con questa coppa Buccellati vuole richiamare i vari oggetti custoditi al Museo degli Argenti dei Miseroni e dei Saracchi, di matrice milanese; ma anche i Milanesi e i Caroni di fine XVI secolo, come la Coppa realizzata per i Medici ma che oggi si trova al Kunsthistorisches Museum di Vienna, in cui vi è una legatura in oro tempestata di gemme che abbraccia come un drago la struttura completa. Questi oggetti d'arredo, di cui parla anche lo stesso Gianmaria Buccellati, venivano creati senza una committenza specifica, ma che nascevano grazie alla sua passione per l'arte: "la coppa è evocativa, ho sempre creato coppe, non per venderle. Ogni pietra è un mistero, vi è armonia tra pieni e vuoti... un rigore di un Rinascimento che vorrei perenne nell'arte". 

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